Legge di Stabilità 2015 e gestione del sistema di welfare locale: un'occasione per gli enti locali

Lunedì 29 Dicembre 2015 2947

Grazie alla ridefinizione dei saldi obiettivo per gli anni 2015-2018, è stato ridotto il contribuito richiesto agli enti locali per complessivi 3.350 milioni di euro, di cui oltre 3 miliardi di euro inerenti ai soli comuni.

Gli obiettivi stabiliti dal patto di stabilità interno per i bilanci di Comuni e Province hanno infatti causato - e continuano a causare - numerose difficoltà persino nell'organizzazione e fornitura di servizi essenziali, anche quando le risorse economiche necessarie sono nella disponibilità di tali enti. È il caso della gestione del sistema di welfare locale integrato. Quest’ultima ricade in molti casi formalmente e contabilmente su di un singolo comune, detto capofila, che non usufruisce di nessuna deroga specifica ai vincoli di legge per lo svolgimento di una funzione relativa al territorio di un numero più o meno ampio di Comuni.

Tutto ciò determina notevoli problemi relativamente alla gestione finanziaria dei fondi e alla gestione tecnico-amministrativa del piano sociale di zona, ma soprattutto agli operatori che si occupano concretamente della pianificazione e realizzazione degli interventi. Essi afferiscono a una struttura tecnica incardinata presso il comune capofila che, in molti casi, si trova impossibilitato non solo a stabilizzare tali figure, ma anche a garantire la prosecuzione del rapporto lavorativo, proprio per i vincoli imposti dal patto di stabilità interno e le ultime norme restrittive in materia di pubblico impiego.

Con un emendamento da me presentato durante la discussione alla Camera, avevo chiesto che fossero escluse dal patto di stabilità interno le risorse che i comuni capofila, nella gestione di interventi e servizi sociali in forma associata, utilizzano per l’assunzione delle figure professionali necessarie al funzionamento della struttura tecnica dei piani di zona.

L’interlocuzione costante col Governo ha permesso di compiere un primo passo. Grazie a una modifica operata alla Camera e poi perfezionata al Senato, è stata infatti introdotta la possibilità per gli enti locali di ridefinire gli obiettivi inerenti il patto di stabilità interno anche in considerazione dell’esercizio della funzione di ente capofila nella gestione di servizi in forma associata.

La procedura introdotta verrà attuata attraverso l’emanazione, entro il 31 gennaio 2015, di un decreto ministeriale. I Comuni interessati in quanto enti capofila, dovranno dunque comunicare all’ANCI l’intenzione di avvalersi di tale riduzione. Sarà poi l’associazione di categoria a proporre, in sede di Conferenza Stato-Città, al Governo la ridefinizione complessiva degli obiettivi per i singoli comuni interessati.

Liberare risorse economiche per gli enti su cui ricade la gestione del welfare locale e la programmazione in concreto degli interventi è una condizione necessaria per avere un sistema di servizi sociali efficiente e capace di rispondere in maniera più efficace ai bisogni dei cittadini.