DDL Cirinnà: io la penso così

Giovedì 25 Febbraio 2016 di Ileana Piazzoni 3020

Avevo scritto su Facebook in merito all’argomento in data 5 gennaio: io ritengo che l’orientamento sessuale sia una caratteristica come tante altre, e che non dovrebbe dar luogo a nessuna discriminazione. Ragion per cui, il ddl Cirinnà era ed è per me accettabile solo nella misura in cui si tratta dell’unico avanzamento possibile dati i rapporti di forza politici e forse anche sociali. Non certo perché corrisponda al mio pensiero, che è quello di dare alle persone di orientamento omosessuale l’accesso ad ogni istituto (matrimonio, adozione etc) previsto per le persone di orientamento eterosessuale.

Scrivevo anche che non avrei ritenuto inutile una legge che non comprendesse la stepchild adoption, perché ritengo che sia fondamentale dare alle persone omosessuali la possibilità di avere concretamente l’accesso ai basilari diritti di una normale vita di coppia. Del resto, abbiamo festeggiato recentemente per l’approvazione di una legge sulle unioni civili senza stepchild in Grecia, allo stesso modo avrei festeggiato in Italia.

E tuttavia, sottolineavo anche che la maggioranza dei parlamentari si era espressa a favore della stepchild adoption, e quindi era nostro dovere portarla avanti e verificare l’esistenza di questa maggioranza. E se poi qualcuno avesse fatto prevalere la volontà di fare uno sgambetto a Renzi piuttosto che dare diritti a milioni di persone, se ne sarebbe assunto la responsabilità.

E questo, purtroppo, è quel che è accaduto. Chi finge di non sapere che l’attuale maggioranza di Governo non ha mai avuto la minima possibilità di approvare il ddl Cirinnà comprensivo della stepchild adoption è in malafede. La posizione di NCD era di profonda contrarietà anche all’attuale testo del ddl (ci ricordiamo le assurde polemiche sui conti della reversibilità?). Bisognava dunque o imbastire da subito una mediazione, o trovare un’altra maggioranza in Parlamento, andando incontro a inevitabili fibrillazioni per il Governo.

Secondo me giustamente, si è scelta questa seconda strada, che a molti può essere apparsa scontata ma non lo è, perché raramente un capo di Governo si espone a rischi di questo tipo.

La maggioranza sul ddl Cirinnà nella sua forma originaria si è costruita attorno all’asse PD – SEL – M5S, con l’aggiunta di altri parlamentari di vari gruppi (in particolare quasi tutti quelli di ALA, il gruppo di Verdini).

Il percorso parlamentare di qualsiasi provvedimento funziona così: c’è la maggioranza che vuole approvarlo e un altro schieramento che fa ostruzionismo perché non venga approvato. Se la maggioranza non è quella di Governo, resta comunque la necessità di superare l’ostruzionismo dell’opposizione. Se non c’è maggioranza su questa possibilità, è inutile dire che si è genericamente a favore del provvedimento, perché per poterlo approvare servono strategie d’aula precise.

Per questo, quando il M5S ha rifiutato di votare l’emendamento premissivo (c.d. super canguro) ha di fatto posto fine alla insolita maggioranza costruita faticosamente sul ddl Cirinnà. Perché affossare la strategia studiata per l’approvazione equivale ad affossare il provvedimento. Ed è ancora più grave perché che in precedenza aveva comunicato il proprio assenso, evidenziando quindi una proprio “contro-strategia” finalizzata a ben altro obiettivo.

Per chi ha la fortuna di vivere in prima persona i fatti parlamentari, è più facile che per altri “sentire” quel che sta per accadere in aula. Al di là dei proclami, al di là dell’atto in sé di rifiutare il voto all’emendamento premissivo, per quei sorrisi, quelle pacche sulle spalle e strette di mano con Calderoli e Quagliariello, quel brindisi alla buvette, mi è stato chiarissimo che l’obiettivo del M5S era “terremotare” il più possibile il Pd e non certo l’approvazione della legge. Non so se sia sempre stato così e non ce ne siamo accorti, o se il vero obiettivo sia stato comunicato da Casaleggio solo in quelle ore. Ma non ho alcun dubbio su questo.

Sono molto contenta, quindi, che Matteo Renzi abbia avuto la lucidità di fare la cosa giusta nei tempi giusti (cioè molto rapidamente). Chiudere immediatamente l’accordo nel perimetro della maggioranza di Governo, senza snaturare il provvedimento che resta identico a quello che sarebbe stato approvato tra gli applausi se avesse contenuto anche la stepchild adoption, è stata la scelta più giusta per consentire l’avanzamento di una parte importante di diritti e non compromettere il percorso futuro dell’acquisizione di altri diritti. Tradotto: se nel caos dei voti segreti al senato fossero state introdotte norme che avrebbero peggiorato la possibilità di accesso all’adozione del figlio biologico del partner, oppure mostri giuridici di sanzione nei confronti della maternità surrogata, saremmo precipitati in una situazione complicatissima, con la necessità di modificare il testo alla Camera incontrando lì molte resistenze e dovendo comunque tornare poi al Senato per ricominciare un iter imprevedibile. Un rischio troppo alto.

Ci viene detto: non avete avuto il coraggio di tentare questa via. Mi colpisce molto questa frase. Per quanto io abbia sempre considerato la battaglia per i diritti qualcosa di profondamente personale e non certo qualcosa riguardante “altri”, non posso ignorare che io, eterosessuale, godo di tutti quei diritti di cui non godono le persone omosessuali. In quella prevedibile bolgia di voti segreti, non avrei rischiato qualcosa che avrebbe inciso sulla mia vita, ma qualcosa che avrebbe inciso sulla vita di altri. In questo senso, sì, non ho voluto rischiare. Ma non credo che ci voglia coraggio per giocare alla roulette i diritti degli altri, ricoprendo il ruolo di pasionaria dura e pura. È piuttosto facile, purtroppo. Forse ci vuole più coraggio a fare una scelta che rischia di non essere capita, a guardare negli occhi i miei amici e dirgli che no, non ci sono riuscita a portare a casa tutto quel che avrei voluto, a sentirmi sulla pelle la delusione – mia e loro – perché anche se razionalmente sono convinta che ho – che abbiamo – fatto la cosa giusta, l’amarezza resta tantissima.

L’amarezza di aver ottenuto una buona legge ma che è arrivata così tanto in ritardo da rendere impossibile festeggiarla, senza sentirsi davvero fuori luogo. L’amarezza di aver mancato un obiettivo come quello della stepchild adoption che, per quanto comunque sottoposta al giudizio del giudice, avrebbe rassicurato e semplificato la vita di molte meravigliose famiglie. L’amarezza per le tante orribili parole risuonate nell’aula del Senato e nei talk show televisivi, solo in parte mitigata da ottimi interventi di molti senatori (soprattutto senatrici) e qualche (tardiva) presa di posizione dello star system. L’amarezza di vedere persone in profonda malafede che non raccontano la verità sul contenuto della legge, per pura strumentalizzazione politica, inferendo involontariamente un’altra ferita alle persone omosessuali. Perché mi rendo conto che c'è poca voglia di festeggiare, ma far comprendere che con questa legge si sana una situazione inaccettabile del paese, può dare fiducia ai tanti che ancora vivono la loro omosessualità come un problema e un limite per la loro vita.

Mi conforta immaginare che quando approveremo definitivamente la legge, e inizieranno a celebrarsi le unioni civili, riuscirò a sentirmi felice. E anche sapere che potrò battermi per il riconoscimento della genitorialità delle persone omosessuali, come passo successivo di una battaglia che so essere ancora lunga, senza sentirmi dire “ma se non siete riusciti nemmeno a fare le unioni civili!”. Perché a quella che sarebbe stata la mia giustificazione (non c’era la maggioranza) so che mi sarebbe stato chiesto: “Perché non avete messo la fiducia?”.

 

P.S.: Non ho evidenziato qui il ruolo dei parlamentari del PD contrari alla stepchild. Non li chiamo cattodem, perché tra i contrari ci sono in realtà anche alcuni esponenti della cosiddetta sinistra, con evidenti retaggi della più antica cultura comunista. Sono quelli che girano con la faccia soddisfatta, ma che quando incrociano il mio sguardo si sentono un po’ in difficoltà. Alcuni sembrano essere davvero dispiaciuti per la mia passione frustrata. Naturalmente, sono molto più contenti per la loro vittoria. Credo che la loro responsabilità nel mancato ottenimento della stepchild (perché di questo, e solo di questo, stiamo parlando) sia enorme. Non tanto sul piano numerico, ma sul piano del condizionamento della strategia e del “clima” in cui si è sviluppato il percorso del ddl Cirinnà. Dico però a chi indica il PD come la causa del problema, che sta prendendo un grosso abbaglio. Quando fu fondato, decisi di non aderire al PD essenzialmente perché lo sentivo distante sui temi della laicità. Ho partecipato con entusiasmo alla fondazione di un piccolo partito in cui non c’era nessuna sbavatura sotto questo profilo e che aveva a capo un leader omosessuale. Credo che in quell’epoca, quel presidio di laicità senza tentennamenti sia stato molto utile, anche se le persone omosessuali hanno per lo più sempre scelto di votare altro (come è giusto che sia, perché l’omosessualità è una caratteristica come tante altre e uno vota sulla base di quello che è il suo pensiero sull’economia etc.). Oggi, la convinzione sulla parità dei diritti nel Partito Democratico è nettamente maggioritaria, anche tra gli esponenti di fede cattolica. E persino un partito profondamente clericale (e omofobo) come NCD appoggerà una legge che abbatte molte discriminazioni. Dispiace che un movimento composto soprattutto da giovani, come il M5S, abbia fatto prevalere il suo impianto distruttivo antisistema, ma anche lì la maggioranza è a favore della parità dei diritti (almeno tra i parlamentari). Non è vero quindi che non si siano fatti passi avanti e riconoscerlo è indispensabile per avere la forza di continuare il cammino per l’ottenimento dell’uguaglianza. Nella consapevolezza che chi vi si oppone è comunque destinato ad essere sconfitto dalla storia.

 

P.P.S.: Nel mio post di gennaio dicevo anche di non essere contraria, a determinate condizioni, alla maternità surrogata. Di questo parlerò un’altra volta. Qui segnalo solo che aver descritto la maternità surrogata come un crimine gravissimo ha inciso molto, checché se ne dica, sulla sorte della norma della stepchild adoption. Spero che vi sia consapevolezza di questo, anche tra le femministe, perché la questione riemergerà molto presto.