Ratificato alla Camera l'accordo di Parigi sul clima: si apre anche per il nostro Paese una nuova sfida per la lotta ai cambiamenti climatici

Mercoledì 19 Ottobre 2016 2239

Un accordo storico, perché siglato il 12 dicembre dello scorso anno da tutti i 196 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza mondiale sul clima (COP 21), compresi i quattro più grandi inquinatori (Cina, India, USA ed Europa) e capace di superare l’impasse che aveva portato a un nulla di fatto la Conferenza del 2009 tenutasi a Copenaghen. I contenuti principali del trattato riguardano il contenimento dell’aumento della temperatura globale (rispetto all'era preindustriale) al di sotto dei 2° centigradi. Per raggiungere questo obiettivo le emissioni dovranno iniziare a diminuire dal 2020, ma già nel 2018 sono previsti i primi tagli a carico degli Stati.
Il testo prevede poi un processo quinquennale di revisione degli obiettivi, un investimento di 100 miliardi annui a partire dal 2020 per i Paesi più industrializzati per diffondere globalmente tecnologie verdi e avviare il processo di “decarbonizzazione” dell’economia. L’accordo dà inoltre il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche i più poveri.
Dal punto di vista legale, l’Accordo di Parigi formalizza un nuovo approccio costituito da una parte legalmente vincolante, che stabilisce regole comuni volte a promuovere un processo trasparente e ad assicurare la valutazione degli obiettivi, supportata da elementi lasciati alla legislazione nazionale di ciascuno Stato, soluzione dettata dalla necessità di ottenere una larga adesione. Incentivare la più larga partecipazione (i Paesi che hanno fornito contributi durante la conferenza rappresentano più del 98% delle emissioni globali) ha sicuramente contribuito a superare uno dei principali errori del passato, quando ciò non era accaduto, per rispondere concretamente all'urgenza dell’azione climatica.
L’Accordo di Parigi, già ratificato Parlamento europeo, è attualmente già entrato in vigore per il 2020, in quanto abbondantemente superata la soglia di almeno 55 Paesi che rappresentino complessivamente il 55 per cento delle emissioni mondiali di gas serra fissata a tal fine dal trattato. L'Accordo di Parigi si pone al culmine di un percorso iniziato nel 1992 con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, e proseguito, cinque anni dopo, con il Protocollo di Kyoto. Un percorso difficile, ma di importanza vitale per il futuro del nostro pianeta, un percorso dove l’Italia si impegna a pieno titolo a fare la sua parte.
Perché la capacità dei singoli Stati di rispettare gli impegni presi, di mobilizzare risorse finanziarie per permettere ai paesi in via di sviluppo di definire piani di mitigazione ed adattamento, di investire in ricerca, sviluppo e trasferimento di nuove tecnologie, di promuovere azioni sempre più ambiziose, risulterà cruciale per il raggiungimento degli obiettivi che ci si è dati.