La legge sul testamento biologico approvata oggi definitivamente al Senato rappresenta un primo, grande, passo nel riconoscimento della piena libertà di scegliere e nell’affermazione del diritto all’autodeterminazione delle persone. Come più volte ho ribadito, ho sempre valutato favorevolmente una regolamentazione del fine vita e dell’eutanasia, che continuo a ritenere questione da affrontare. Ma oggi la soddisfazione è grande per l’approvazione di una legge che finalmente ribadisce diritti sanciti da una giurisprudenza frutto del coraggio e delle battaglie di molti, a partire da Beppino Englaro e da Piergiorgio e Mina Welby. La legge sulle disposizioni anticipate di trattamento è una legge che parla di vita, o meglio di dignità della vita, di libertà nella scelta di una persona di sottoporsi o meno a un determinato trattamento sanitario (tra cui la nutrizione e l’idratazione artificiale, comprese finalmente a livello normativo in questa definizione). Una legge che muove dalla disciplina complessiva del consenso informato, del rapporto medico-paziente attraverso la pianificazione condivisa delle cure, dalla possibilità di ricorrere alla sedazione palliativa profonda contro il dolore e anche dall’impossibilità di avvalersi di terapie contrarie alla scienza. Una legge completa, frutto del lavoro, dell’impegno, della determinazione e della capacità di mediazione di molti colleghi, alla Camera e al Senato, che oggi hanno dato la possibilità al nostro Paese di fare un passo avanti ulteriore sulla strada della civiltà.