Un anno fa nel giorno di Natale 2013, quando molti migranti si erano cuciti le bocche in segno di protesta, riuscimmo a rompere il muro del silenzio dell'informazione su questi luoghi detentivi, alienanti e spesso fortemente lesivi dei più basilari diritti umani. Siamo stati spesso qui a Ponte Galeria, anche senza il verificarsi di episodi clamorosi, per vigilare sulla situazione dei migranti e per continuare a denunciare l'assurdità di queste strutture.
La gestione del Cie di Ponte Galeria, inoltre, ha da poco visto un cambio di gestione, attraverso una gara d’appalto aggiudicata col metodo del massimo ribasso, su cui avevo presentato un'interrogazione per chiedere di verificare la legittimità dei criteri indicati. Il timore è quello di trovarci di fronte ad una mancanza di garanzie lavorative per gli operatori del Cie e di conseguenza a un'ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei reclusi. In questa struttura fatiscente, infatti, assume un ruolo fondamentale il delicatissimo lavoro svolto dal personale del centro, soprattutto in termini di assistenza psicofisica e legale. Auspichiamo che la vertenza che si è aperta con il passaggio di gestione possa chiudersi al più presto con la massima garanzia di continuità e di livello del lavoro e dei servizi.
In tema di legislazione abbiamo fatto alcuni passi in avanti importanti - aggiunge Chaouki - dalla riduzione dei tempi di permanenza massimi nei Cie da 180 a 90 giorni, all'identificazione del detenuto straniero anticipata al momento del suo ingresso in carcere, fino alla depenalizzazione del reato di clandestinità. Ciò nonostante, in questi luoghi restano ancora molte persone che, in molti casi, vivono in Italia da anni o sono nate sul territorio nazionale, fermate e rinchiuse in un Cie anche senza aver commesso reati, da dove possono essere espulse verso paesi che non hanno mai visto e dove non conoscono nessuno. Anche per questo va assolutamente accelerata la chiusura definitiva di luoghi detentivi come questo. Si è fin troppo approfittato della sofferenza dei migranti, anche e soprattutto attraverso una mala gestione dei traffici migratori.
L’esempio da seguire per Ponte Galeria potrebbe essere quello dell’ex Cie di Milano, trasformato grazie ad una convenzione tra Comune e Governo in un centro temporaneo per l’accoglienza dei profughi in transito da Milano, e dunque con altri presupposti legislativi e ben altre garanzie di diritti e qualità della vita.