L’emendamento prevede che gli interessati, qualora colpiti da provvedimento di sfratto per finita locazione, possano chiedere al giudice competente la sospensione della procedura esecutiva per un massimo di 120 giorni a partire dall'approvazione definitiva del decreto, quindi di fatto una proroga fino alla fine del mese di giugno.
Avrei preferito una proroga più lunga, per avere più tempo utile a garantire ai soggetti in questione, estremamente svantaggiati, il passaggio da casa a casa, anche se ritengo che per potervi riuscire il tema non sia tanto quello dell’effettivo trasferimento alle Regioni e agli enti locali delle risorse del Fondo a sostegno delle locazioni – che deve comunque avvenire celermente – quanto quello di una reale presa in carico dei destinatari.
Mi spiego meglio.
La strategia risolutiva di un problema che non credo sia giusto continuare a caricare unicamente sulle spalle dei privati proprietari - l’utile distinzione tra la proprietà immobiliare di singoli privati cittadini o di enti pubblici e privati continua ad essere di difficile attuazione sul piano normativo - poggia sull'intervento del Fondo per il sostegno alle locazioni. Mediante un accordo tra il Ministero, le Regioni ed i Comuni sancito nell'ultima Conferenza Unificata è stato stabilito che il 25% delle risorse del Fondo in questione (100 milioni per l’anno 2015) vengano ripartite in maniera vincolata alle città direttamente interessate dall'emergenza sfratti per quelle famiglie cui è cessata la locazione e rientranti nelle categorie disagiate, quindi interessate dalla proroga.
Il Fondo per il sostegno alle locazioni è stato rifinanziato in questa legislatura (60 milioni di euro per le annualità 2014 e 2015 erano stati inizialmente previsti dal decreto “IMU”, poi portati a 200 milioni complessivi, per le stesse annualità, dal “piano casa”) dopo che i Governi Berlusconi e Monti lo aveva drasticamente ridotto nel 2011 (poco più di 9 milioni di euro) e poi azzerato nell'anno seguente, lasciandolo sprovvisto anche nel 2013. Occorre precisare che il Fondo in questione, nonostante sia ancora lontano dall'essere adeguato rispetto alle dimensioni dell'emergenza, prevede già tra i suoi beneficiari le categorie interessate dalla proroga ma, con l’accordo citato, per la prima volta è stata introdotta una chiara corsia preferenziale nella ripartizione delle risorse.
La proroga dunque, seppur di durata più breve, mira a consentire ai nuclei familiari interessati la possibilità di reperire un nuovo alloggio usufruendo del contributo del Fondo affitti loro destinato. Per non vanificare gli effetti della proroga introdotta appare tuttavia necessario che si attui rapidamente il trasferimento delle risorse a Regioni e Comuni, che a loro volta dovranno procedere a passo spedito nel mettere a disposizione delle persone interessate quanto stanziato.
Ma la "debolezza" di queste persone non risiede solo nella difficoltà di pagare canoni elevati, quanto nella difficoltà di ottenere contratti di affitto. Il fatto che qualsiasi proprietario sia poco disposto a concedere in locazione un immobile a persone con redditi bassi, in avanzata età, o con altre problematiche personali è una triste evidenza con cui fare i conti. Senza contare che il blocco degli sfratti attuato in questi anni e le continue proroghe non hanno chiaramente contribuito a rasserenare la situazione.
Si deve quindi agire per "rimuovere" questo tipo di ostacolo. Oltre, ovviamente, all'assegnazione di alloggi popolari (dove permangono le difficoltà legate all'esigua disponibilità e al problematico inserimento di corsie preferenziali, nonché nella definizione degli stanziamenti del piano casa per il recupero degli alloggi sfitti) occorre puntare su strumenti e meccanismi per cui, grazie all'apporto di appositi fondi di garanzia, i proprietari di immobili possano essere tutelati sul pagamento dei canoni, a fronte della concessione di locazioni a prezzi accessibili. Su queste ultime proposte, che possono prendere piede anche in ambito locale, è attualmente incentrato il mio lavoro sulla tematica.
Rimane ineludibile la necessità che il Governo provveda in maniera più incisiva a fronteggiare l’emergenza abitativa, in modo innovativo e in discontinuità con le deficitarie politiche degli ultimi decenni. Per questo motivo l’annuncio, nella giornata odierna, da parte del Viceministro delle infrastrutture Nencini di un piano per rimettere sul mercato 20mila alloggi sfitti, ad affitto calmierato, vendita calmierata o ad affitto destinato alla vendita calmierata – evitando nuovo consumo di suolo – rappresenta sicuramente una risposta che va nella direzione auspicata.