#COSEFATTE
Combattere la condizione di povertà delle famiglie con minori significa combattere per un futuro migliore per le nuove generazioni. Dare a ogni bambino la possibilità di avere le stesse occasioni di formazione e istruzione vuol dire garantire medesime possibilità di crescita e occasioni nello sviluppo del suo progetto di vita, impedendo la trasmissione intergenerazionale della povertà.
A tal fine la Legge di Stabilità del 2016 ha istituito il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, alimentato dai versamenti effettuati dalle Fondazioni bancarie, per realizzare specifici progetti di contrasto alla povertà educativa. Il Fondo in questione è stato reso operativo con un Protocollo d’intesa tra le Fondazioni, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell’economia, per uno stanziamento di 120 milioni di euro l’anno per il triennio, assegnando all’impresa sociale “Con i Bambini” l’attribuzione delle risorse tramite appositi bandi. Il primo anno di programmazione ha visto la pubblicazione di due bandi dedicati alla prima infanzia (0-6 anni) e all’adolescenza (11-17), che hanno messo a disposizione 115 milioni di euro per progetti specifici.
Dare ai giovani la possibilità di realizzarsi indipendentemente dalle condizioni di partenza, un obiettivo che ha caratterizzato i principali interventi sull’università realizzati in questa legislatura. Un vero e proprio cambio di marcia rispetto al passato: i fondi per le borse di studio sono raddoppiati ed è stata introdotta la misura della no tax area, grazie alla quale gli studenti provenienti da famiglie con Isee sotto tredici mila euro non pagano più le tasse universitarie e quelli sotto trentamila euro Isee le pagano in misura fortemente ridotta.
Altri interventi hanno riguardato l'avvio dei nuovi servizi di orientamento e tutoraggio per guidare gli studenti nella scelta e accompagnarli verso le sfide del futuro e il rifinanziamento fino a 250 milioni di euro del Fondo regionale per il diritto allo studio (con incremento strutturale di 50 milioni annui). Misure concrete, che hanno prodotto risultati facilmente riscontrabili: un terzo degli studenti universitari ha beneficiato di riduzione delle tasse, e gli iscritti ai corsi di laure sono aumentati anche del 5% nei maggiori poli universitari.
Sforzi importanti sono stati effettuati anche nel campo della ricerca, proprio per investire nelle possibilità delle nuove generazioni, nel futuro del nostro Paese: dall’Enea all’Istat, dall’Ispra al Crea, dall’Istituto Superiore di Sanità all’Inapp, si è riusciti a concretizzare procedure di stabilizzazione per migliaia di professionisti qualificati, ma con rapporto di lavoro precario, in alcuni casi da oltre un decennio. Una grande soddisfazione è stata l’avvio del piano di stabilizzazione del personale precario dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), vicenda che mi ha visto impegnata in prima persona, dalla presentazione di atti di sindacato ispettivo, sino alla formulazione di emendamenti per la stabilizzazione, poi effettivamente messa in campo dal Ministero della Salute.
A fianco alla tutela delle professionalità, le risorse per università e ricerca sono tornate ad aumentare, dopo la stagione dei tagli del centrodestra, e altre misure importanti sono state varate: reclutamento di nuovi ricercatori, investimenti per enti di ricerca e dipartimenti universitari più innovativi, valorizzazione dei dottorati, recupero e incremento degli scatti stipendiali di professori e ricercatori.
È stata riconosciuta all’università e alla ricerca una responsabilità sociale e politica fondamentale per il Paese: la formazione delle conoscenze e delle competenze e la generazione di futuro.
#VOGLIOFARE
Creare uguali condizioni di partenza nell’accesso all’istruzione, offrire a tutti la possibilità di far emergere il proprio talento, garantendo la possibilità di usufruire della formazione di qualità: è questa la strada tracciata in questi anni che dobbiamo continuare a percorrere. Rispetto alle promesse elettorali altrui, vogliamo continuare a rimuovere le barriere che si pongono per l’accesso all’istruzione e alla formazione di qualità, specie per chi è in una condizione di difficoltà, per far sì che le porte siano davvero aperte a tutti. A partire dalla lotta alla dispersione scolastica causata, assieme ai crescenti disagi adolescenziali, dal fenomeno della povertà educativa che colpisce le aree marginali del Paese. A tal fine va rafforzato, ampliato e reso strutturale il raggio di azione del Fondo per il contrasto alla povertà educativa: più fondi e interventi più diffusi nel territorio, con una programmazione più serrata nelle aree di maggior bisogno. Aree che dovranno essere individuate come zone di “priorità educativa”.
Dove più alti sono i tassi di abbandono scolastico e di povertà dovrà essere potenziato l’organico degli inseganti: più docenti e comunità educante, appositamente formati e valorizzati in modo che gli studenti siano seguiti meglio e con piani educativi personalizzati.
Sulla formazione universitaria il nostro programma è molto chiaro: non dobbiamo regalare l’università ai ricchi, ma aiutare chi ha meno, chi è in condizione di povertà, ad andarci. E per fare questo è necessario completare e integrare le agevolazioni fiscali introdotte. Ciò attraverso: l’introduzione di livelli essenziali delle prestazioni per il welfare studentesco omogenei per tutte le regioni; la realizzazione di un piano speciale per l’edilizia universitaria; l’introduzione di lauree professionalizzanti, per incentivare le immatricolazioni da istituti tecnici e professionali; il rafforzamento delle borse di studio che consentano ai “capaci e meritevoli anche se privi di mezzi”, come recita la nostra Costituzione, di coprire il costo della vita durante gli studi; l’avvio del reclutamento strutturale e continuativo di diecimila ricercatori di tipo B nei prossimi 5 anni; ulteriore aumento del fondo ordinario per l’università; la promozione di reti interuniversitarie di ricerca mediante incentivi alla mobilità e altri strumenti di raccordo; sostegno alla semplificazione e all’abbattimento degli oneri burocratici per atenei e docenti. Continuità degli interventi è la parola chiave anche in tema di ricerca, dalla tutela e riconoscimento delle professionalità che vi operano, all’ampliamento dei loro ditti, a nuovi investimenti. Continuità e certezza di risorse sono essenziali per fare della ricerca un’infrastruttura strategica, imperniata sull’integrazione tra università ed enti, sul legame tra ricerca-imprese-territori, sul presidio delle frontiere tecnologiche. A tal proposito, ci impegniamo a realizzare: l’istituzione di un’Agenzia nazionale della ricerca, per coordinare progetti e risorse ed evitare frammentazioni; un piano straordinario di investimenti in ricerca di base; la realizzazione a Napoli – in collaborazione con i grandi player multinazionali dell’innovazione tecnologica già presenti e le università del territorio – di un centro di ricerca internazionale, ispirato al modello Human Technopole di Milano.