Delle ottime annate: dall’Italia al nostro territorio, rilanciamo la produzione vinicola di qualità

Martedì 27 Febbraio 2018 6885

#COSEFATTE

In questi ultimi 5 anni il nostro Paese si è rimesso in moto, recuperando faticosamente il terreno perso durante gli anni della crisi. Con un grande sforzo, i principali indicatori economici sono passati da negativi a positivi, facendo segnare risultati importantissimi. Basti pensare alle esportazioni, che nel 2017 hanno fatto segnare +11.3% sullo scorso anno. Nei primi 10 mesi dell’anno l’Italia ha superato i principali competitor europei con un +8% rispetto all’anno precedente, mettendo dietro la Germania (+6%) e la Francia (+5%). Risultati trainati da alcuni settori, cui è stata restituita centralità e particolare attenzione, tra cui quello vitivinicolo

Nel 2015, l’Italia è tornata ad essere il primo produttore mondiale di vino, risultato bissato nel 2016 e che le prime stime sul 2017 sembrano confermare. Il sistema vitivinicolo italiano vale oltre 14 miliardi di euro e, con i suoi 5 miliardi di vendite all’estero, il vino è la prima voce dell’export agroalimentare italiano. Numeri che lo confermano un settore strategico per il Made in Italy, da promuovere e sostenere. Questi risultati sono frutto di una visione d’insieme e di una strategia complessiva che passa dal successo di Expo, dal record di export agroalimentare ottenuto superando per la prima volta quota 40 miliardi di euro, dall’introduzione della novità dell’obbligo di indicazione dell’origine della materia prima in etichetta per settori cruciali, dalla riduzione del carico fiscale in agricoltura, con l’azzeramento di Imu, Irpef, Irap agricola.

Ma l’attenzione al settore vitivinicolo si è tradotta anche nell’introduzione di una nuova disciplina organica sulla coltivazione della vite e sulla produzione e commercio del vino: il nuovo testo unico del vino. Il provvedimento considera il comparto vinicolo come parte integrante del patrimonio culturale nazionale, conferma la storica classificazione di qualità dei vini e introduce la definizione di “vitigno autoctono”, quale “vitigno appartenente alla specie vitis vinifera, di cui è dimostrata l'origine esclusiva in Italia e la cui presenza è rilevata in aree geografiche delimitate del territorio nazionale”. Tra gli altri aspetti di rilievo, si introducono lo schedario e l’inventario viticolo, si implementano le funzioni e la centralità del Sian, si definisce il sistema delle sanzioni per le violazioni nel settore, si opera in favore di una tutela sempre maggiore del Made in Italy in un comparto, come detto, di grande rilievo per l’economia del Paese.

Una legge unica, dunque, per racchiudere tutte le norme in materia: un abbattimento della burocrazia e una semplificazione attesa da anni. Un testo che favorisce produttori e operatori, promuovendo l’innovazione con la possibilità di introdurre in etichetta sistemi di informazione al consumatore che sfruttino le nuove tecnologie per aumentare la trasparenza e combattere la contraffazione. Norme di tutela vengono introdotte in favore dei vigneti eroici o storici e sono promossi interventi di recupero delle vigne che si trovano in aree soggette a rischio idrogeologico o di particolare pregio paesaggistico. Anche il sistema di verifiche è stato rafforzato, con l’introduzione degli strumenti della diffida e del ravvedimento operoso, nonché del registro unico dei controlli.

Nuova linfa è stata data a un settore da sempre sinonimo di eccellenza per il nostro Paese: è fondamentale proseguire questo percorso, con investimenti mirati per alzare ancora di più la qualità dei prodotti e valorizzare ancora di più il grande lavoro svolto dalle imprese. 


#VOGLIOFARE

La sfida raccolta a livello nazionale deve essere portata avanti, investendo sulla qualità e sull’innovazione anche sul nostro territorio. Un territorio, quello dei Castelli Romani, che il solo nome porta con sé una grande tradizione nella produzione vinicola ma dove, specie in questi ultimi anni, si è privilegiata la quantità, finendo per offuscare la qualità del prodotto.

Deve essere superata l’idea che il “vino dei Castelli” sia per forza quello a basso prezzo. Tante aziende hanno intrapreso percorsi di innalzamento della qualità del prodotto risultando apprezzate e competitive anche sul mercato europeo o sui mercati internazionali ma trovando, paradossalmente, maggiori difficoltà di diffusione nei nostri Comuni. L’obiettivo da perseguire è quello di sostenere percorsi produttivi virtuosi, orientati all’eccellenza e, contestualmente, creare le condizioni per la loro affermazione.

È necessario investire su un programma di aiuti per il settore vitivinicolo, prevedendo agevolazioni per gli investimenti in impianti e infrastrutture vinicole, per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti nonché in strumentazioni per la commercializzazione del vino e in misure di prevenzione dei rischi e delle crisi. Un programma di investimenti che sappia tener conto dei diversi contesti regionali e delle realtà territoriali, anche attraverso l'uso finalizzato delle risorse europee (FEASR).

A fianco al sostegno economico alla riconversione produttiva orientata alla qualità, è necessario ampliare la diffusione e la competitività dei vini sul mercato interno e verso i Paesi terzi. Ciò attraverso il finanziamento: di attività di promozione e pubblicità, che mettano in rilievo i vantaggi dei prodotti di qualità, la sicurezza alimentare e il rispetto dell’ambiente; della partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni di importanza internazionale; di campagne di informazione e promozione, in particolare, sulle denominazioni d’origine e sulle indicazioni geografiche, da attuarsi presso i punti vendita; altri strumenti di comunicazione capaci di incrementare la diffusione delle qualità del prodotto e della zona di provenienza dello stesso.

Il nostro territorio ha le potenzialità e le capacità di imporsi come vero e proprio distretto delle eccellenze nell’agroalimentare, a partire dal settore vitivinicolo: dobbiamo costruire le condizioni affinché tale possibilità non resti solo sulla carta ma si traduca in una concreta realtà di sviluppo.