La Buona Scuola

Lunedì 19 Ottobre 2015 di Ileana Piazzoni 3706
  1. Quali sono i tratti salienti del disegno di legge di riforma della scuola?
  2. Il dirigente scolastico avrà maggiori poteri?
  3. È vero che il dirigente sceglierà arbitrariamente i docenti?
  4. Come funzionano gli ambiti territoriali?
  5. Il dirigente definisce da solo il piano d'offerta formativa?
  6. Come funzionano le stabilizzazioni dei precari?
  7. Perché non sono stati assunti tutti i precari? Quali sono i criteri seguiti?
  8. Quali prospettive per gli insegnanti abilitati inseriti nelle graduatorie d’istituto?
  9. Dopo il piano straordinario di assunzioni, i docenti di ruolo che vogliono trasferirsi resteranno bloccati? Che succede se il trasferimento non va a buon fine? Verranno licenziati?
  10. Che significa "contratto rinnovabile in base al Pof"? E se il contratto non sarà rinnovato che fine faranno i docenti esclusi? Una volta assunti si può essere licenziati dopo tre anni, alla scadenza del Piano triennale?
  11. Una volta assunti col piano straordinario nell’organico di potenziamento, si può scegliere la scuola dove insegnare nel caso in cui più di una ne faccia richiesta?
  12. Una volta assunti col piano straordinario nell’organico di potenziamento, se  nessuna scuola individua il docente nell’ambito territoriale, quest’ultimo viene licenziato?
  13. Dopo il piano straordinario di assunzioni, i docenti di ruolo che vogliono trasferirsi resteranno immobilizzati?
  14. Come funzionano lo school bonus e le detrazioni introdotte dalla riforma?
  15. Con la riforma si creano Istituti di serie A e di serie B? 
  16. È vero che con questa riforma si continua a togliere fondi alla scuola pubblica?
  17. È vero che la buona scuola dà più soldi alla scuole private? Perché sono state finanziate le scuole paritarie/private e non sono state date più risorse alla scuola pubblica?
  18. Quanto si investe sul merito? Come è assicurata la valorizzazione delle competenze? Come verranno stabiliti i premi agli insegnanti? Non si rischia di mettere gli insegnanti uno contro l'altro?
  19. Vengono previste misure a sostegno della formazione dei docenti?
  20. Come si diventa insegnanti nella scuola secondaria prima e dopo “La Buona Scuola”?
  21. Come funzionerà il sostegno scolastico per gli alunni con disabilità?
  22. Cosa prevede la riforma in tema di edilizia scolastica e innovazione?
  23. È vero che la riforma prevede l’insegnamento obbligatorio della cosiddetta “teoria del gender”?

 

 

Quali sono i tratti salienti del disegno di legge di riforma della scuola?

Uno dei principi fondamentali della Buona Scuola è il rafforzamento dell'autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola: le scuole avranno l'onere di determinare triennalmente la propria offerta formativa e a questa triennalità saranno legati altri adempimenti dell'amministrazione, come gli organici, la mobilità del personale e le assunzioni. Sarà responsabilità del dirigente scolastico gestire l'organico dell'autonomia proponendo incarichi di insegnamento, di progettazione, di coordinamento e organizzativi, ai docenti. La chiamata degli insegnanti sarà, dunque, senza più graduatorie ma sulla base di ambiti scolastici a cui si accederà per concorso pubblico oppure tramite il Piano straordinario di assunzioni 2015. Per quanto riguarda quest'ultimo saranno assunti nel 2015 gli iscritti nelle Gae, i vincitori e gli idonei del concorso a cattedre 2012. Dall'anno scolastico 2016 2017 gli incarichi potranno essere proposti anche ai docenti che hanno scelto uno specifico ambito territoriale al quale fanno capo reti di scuole. L’autonomia scolastica si realizza attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare il monte ore annuale di ciascuna disciplina; il potenziamento del tempo scuola oltre i modelli e i quadri orari; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell'orario complessivo. Le scuole dovranno dunque garantire l'apertura pomeridiana e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o prevedere «articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scuola o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato dal Dpr n. 89 del 2009». Infine, gli istituti potranno rimanere aperti anche d'estate. Nei periodi di sospensione dell'attività didattica, infatti, gli istituti e gli enti locali promuoveranno «attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive» da svolgersi negli edifici scolastici. Tra le finalità della Buona Scuola vi è la valorizzazione delle migliori pratiche che molti istituti, nel tempo, hanno progettato e avviato, ma alle quali hanno dovuto spesso rinunciare a causa di risorse sempre più incerte e alla mancanza del nuovo «organico dell'autonomia». Attraverso le innovazioni introdotte dal provvedimento si mira così a rendere stabili e strutturali alcuni obiettivi, tra cui: 

  • la riduzione del numero di alunni in classe; 
  • l’introduzione dell’attività di potenziamento; 
  • l’introduzione di attività o insegnamenti opzionali; 
  • l’introduzione di attività di supporto all'alternanza scuola lavoro, all'orientamento e al bilancio delle competenze;
  • l’incremento delle forme di sostegno e del supporto educativo di compresenza;
  • la valorizzazione della professionalità dei docenti con la formazione di nuove specializzazioni.

 

Il dirigente scolastico avrà maggiori poteri?

La riforma affida al dirigente, come ampiamente previsto dal decreto legislativo n. 165 del 2001, la garanzia di un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali. Costui «nel rispetto delle competenze degli organi collegiali», è chiamato a svolgere compiti di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento. Al dirigente scolastico, dall’anno 2016-2017 viene affidato il compito di conferire, sulla base di criteri pubblici e trasparenti, incarichi ai docenti assegnati all'ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dagli stessi e svolgendo colloqui, tenendo conto anche delle precedenze nell’assegnazione della sede previste per i soggetti con disabilità (legge 104 del 1992). La priorità deve essere la copertura dei posti comuni e di sostegno vacanti e disponibili. Nel caso di più proposte di incarico, è il docente che sceglie dove prendere servizio. Per i docenti che non hanno ricevuto o accettato proposte, l’allocazione è decisa dall'ufficio scolastico regionale. L’incarico del docente è rinnovato purché in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa. Per quanto riguarda il potere di “controllo” del preside sui docenti questo non intaccherà in alcun modo l’autonomia del corpo insegnanti che, anzi, sarà valorizzata attraverso un piano triennale “su misura” dell’istituto, elaborato dal collegio docenti. Quello stesso piano sarà approvato dal consiglio d’istituto, che oltre agli insegnanti, integra rappresentanze di genitori, studenti e personale Ata. Con questa legge, in conclusione, semplicemente, si danno al dirigente gli strumenti per esercitare le responsabilità elencate. Tutte le scelte del dirigente scolastico, inoltre, saranno strettamente legate al piano triennale dell’offerta formativa, elaborato dal collegio docenti e votato dal consiglio di istituto. Le decisioni rimarranno collegiali e il dirigente sarà valutato ogni tre anni sulla base di criteri stringenti da un nucleo di ispettori ministeriali. A questa valutazione sarà connessa la sua retribuzione di risultato. 

 

È vero che il dirigente sceglierà arbitrariamente i docenti?

Assolutamente no. Al dirigente scolastico è affidato il compito di conferire incarichi ai docenti solo sulla base dell'offerta formativa, attraverso criteri pubblici e trasparenti, nel rispetto di precise norme anti-discriminatorie e anti-parentopoli (che vietano, ai fini dell'assunzione, legami di parentela tra preside e professori). Il dirigente sarà inoltre sottoposto a valutazione triennale, da parte di un nucleo di valutazione di ispettori reclutati ad hoc. La selezione del corpo docenti avverrà sempre e comunque attraverso un concorso bandito con cadenza triennale. Potranno accedervi solo i candidati in possesso di abilitazione e i vincitori confluiranno in ambiti territoriali di dimensione inferiore alla provincia e di qui saranno ripartiti nelle scuole sulla base dei piani triennali approvati dagli istituti.

 

Come funzionano gli ambiti territoriali?

Dall’anno scolastico 2016/2017 i docenti assunti a tempo indeterminato saranno assegnati dal direttore di ogni ufficio regionale agli ambiti territoriali di dimensione inferiore alla Provincia o alla Città metropolitana e, di qui, ripartiti nelle scuole sulla base dei Piani approvati dagli istituti. L’ampiezza degli ambiti è definita entro il 30 giugno 2016 dagli uffici scolastici regionali, su indicazione del Miur e sentiti le Regioni e gli Enti Locali. A decorrere dall'anno scolastico 2016/2017, per la copertura dei posti dell'istituzione scolastica, il dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all'ambito territoriale di riferimento, prioritariamente sui posti comuni e di sostegno, vacanti e disponibili, al fine di garantire il regolare avvio delle lezioni, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi. Il dirigente scolastico può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché posseggano titoli di studio validi per l'insegnamento della disciplina e percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire e purché non siano disponibili nell'ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso. L’anno scolastico 2015/2016 diviene di fatto un anno transitorio nel corso del quale non saranno applicate le norme della riforma in relazione alle modalità di assegnazione alle scuole. Occorre inoltre precisare che i docenti di ruolo rimangono in servizio presso la propria scuola. Possono entrare nell’ambito territoriale sono nel caso in cui chiedano e ottengano la mobilità territoriale.

 

Il dirigente definisce da solo il piano d'offerta formativa?

Il Piano triennale dell’offerta formativa è lo strumento cardine della riforma, che assicura autonomia alle istituzioni scolastiche. Va a sostituire il Piano annuale dell’offerta formativa (Pof) e indica per un triennio il fabbisogno dei docenti, del personale Ata, delle risorse materiali e strumentali dell’istituto. Lo scopo è quello di garantire una risposta su misura dei territori, anche in funzione di caratteristiche quali l’entità del processo migratorio e la dispersione scolastica. Il Piano non è assolutamente deciso solo dal dirigente scolastico: è definito dal collegio docenti sulla base delle indicazioni e delle scelte di gestione definite dal dirigente scolastico. È infine approvato dal consiglio d’istituto, che oltre agli insegnanti integra rappresentanze degli studenti e dei genitori. 

 

Come funzionano le stabilizzazioni dei precari?

La riforma autorizza il Ministero dell’Istruzione ad attuare un piano straordinario di assunzioni di docenti a tempo indeterminato in tre fasi, rivolto ai vincitori e agli idonei del concorso 2012 e agli iscritti nelle graduatorie a esaurimento (Gae) che presentino domanda. Il piano si articola in 3 fasi:

  • I fase (turn-over): circa 30 mila docenti – tanti quanti sono i pensionamenti al primo settembre 2015 – assunti su posti vacanti e disponibili e scorrendo le graduatorie di merito dei concorsi – inclusi gli idonei – e quelle a esaurimento; 
  • II fase (turn-over): circa 20 mila docenti, per riempire tutti i posti rimasti vacanti e disponibili dopo la prima fase, assunti anche oltre il limite del numero di pensionamenti avvenuti a settembre 2015; 
  • III fase (assunzioni aggiuntive): circa 50 mila docenti assunti e destinati al potenziamento dell’offerta formativa. 

Complessivamente saranno dunque stabilizzati circa 102 mila docenti. Tutte le assunzioni avranno decorrenza giuridica dal 1 settembre 2015. I docenti assunti nella prima fase entrano in servizio all’inizio delle lezioni quelli, invece, assunti nella seconda e terza fase prendono servizio alla conclusione della relativa fase, se non sono impegnati in contratti di supplenza lunghi, altrimenti al termine del contratto. Le immissioni in ruolo saranno effettuate attingendo per il 50 per cento dalle graduatorie dei concorsi e per il restante 50 dalle graduatorie a esaurimento, in coerenza con il decreto legislativo n. 297 del 1994.
È indetto inoltre, entro il 1° dicembre 2015 un concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, per la copertura dei posti vacanti e disponibili nell’organico dell’autonomia. Il bando prevede l’attribuzione di un maggior punteggio per chi ha prestato servizio a tempo determinato per un periodo continuativo non inferiore a 180 giorni e ai possessori di un titolo di abilitazione all’insegnamento mediante prove selettive.

 

Perché non sono stati assunti tutti i precari? Quali sono i criteri seguiti?

 Le oltre 100 mila assunzioni previste dalla riforma vanno ben oltre il turn-over e profilano oltre 50 mila immissioni aggiuntive. Sono stabilizzazioni piene, posti a tempo indeterminato e un investimento molto importante per il futuro del paese. La riforma promuove e traccia un percorso di fine del precariato: l’organico dell’autonomia garantirà la necessaria continuità didattica, ma parte anche da un presupposto: la scuola non è un ammortizzatore sociale, e i vincoli di bilancio vanno rispettati. Le assunzioni rispondono a una logica di funzionalità dell’offerta formativa. Il criterio è dunque quello di elevare la qualità e la quantità dei servizi, e nel contempo anche l’efficacia di un sistema-scuola che deve saper mettere al centro le esigenze dei ragazzi. Per il reclutamento dei docenti Tfa, il cui titolo abilitante non ha valore equipollente a quello dei vincitori di concorso, si continua ad applicare la vecchia normativa. Tale disposizione è menzionata anche nello stesso bando del Tirocinio Formativo Attivo. Chi ha conseguito il titolo Tfa, quindi, potrà partecipare al concorso per 60 mila posti che verrà bandito entro il 2015, riservato ai soli abilitati.

 

Quali prospettive per gli insegnanti abilitati inseriti nelle graduatorie d’istituto?

Come detto, la legge stabilisce che entro il 1° dicembre 2015 venga indetto un concorso per titoli ed esami per l’assunzione a tempo indeterminato di 60 mila nuovi docenti. Esso prevede l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo a chi ha insegnato a tempo determinato nella scuola per un periodo continuativo di 180 giorni e a coloro che possiedono un titolo abilitante conseguito tramite procedure selettive pubbliche o lauree magistrali a ciclo unico.

 

Dopo il piano straordinario di assunzioni, i docenti di ruolo che vogliono trasferirsi, resteranno bloccati? Che succede se il trasferimento non va a buon fine? Verranno licenziati?

Assolutamente no. I docenti di ruolo alla data di entrata in vigore della legge conservano la titolarità presso la scuola di appartenenza. Il personale docente che risulta in esubero o in soprannumero nell’anno scolastico 2016/2017 è assegnato, a domanda, a un ambito territoriale e, dall’anno scolastico 2016/2017, la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera fra gli ambiti territoriali.
Per l’anno scolastico 2016/2017 è avviato un piano straordinario di mobilità territoriale e professionale su tutti i posti vacanti dell’organico dell’autonomia, rivolto ai docenti assunti a tempo indeterminato entro l’anno 2014/2015. Gli insegnanti avranno la possibilità di chiedere il trasferimento in tutti gli ambiti territoriali nazionali, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia. 
L’inserimento delle graduatorie di circolo o di istituto sarà possibile dall’anno scolastico 2016/2017 solo con il possesso dell’abilitazione.

 

Che significa "contratto rinnovabile in base al Pof"? E se il contratto non sarà rinnovato che fine faranno i docenti esclusi? Una volta assunti si può essere licenziati dopo tre anni, alla scadenza del Piano triennale?

Assolutamente no. L’assunzione è a tempo indeterminato. È il Piano dell’offerta formativa ad essere triennale. Questo significa che verrà sempre stabilito un incarico dopo averlo individuato all’interno dell’ambito. Il 92 per cento circa dell’organico rimane legato agli insegnamenti curricolari e al sostegno per cui, salvo cali vistosi negli alunni iscritti, ci saranno posti stabili nel tempo esattamente come oggi. Per di più l’incarico triennale verrà rinnovato, purché in coerenza col Piano dell’Offerta Formativa. Se non cambia il Pof (ovvero le esigenze della scuola) non sussiste alcuna motivazione per cui un docente non resti nella scuola di assegnazione.

 

Una volta assunti col piano straordinario nell’organico di potenziamento, si può scegliere la scuola dove insegnare nel caso in cui più di una ne faccia richiesta?

Assolutamente si, è diritto del docente scegliere, tra più scuole che ne fanno richiesta, quella dove andare a insegnare.

 

Una volta assunti col piano straordinario nell’organico di potenziamento, se  nessuna scuola individua il docente nell’ambito territoriale, quest’ultimo viene licenziato?

Assolutamente no. L'ufficio scolastico regionale provvede alle assegnazioni nei confronti dei docenti che non hanno ricevuto o accettato proposte.

 

Dopo il piano straordinario di assunzioni, i docenti di ruolo che vogliono trasferirsi resteranno immobilizzati?

No, con un emendamento del PD è stato introdotto un piano di mobilità straordinario per tutti i docenti, inclusi i docenti immessi in ruolo dopo il 2012, su tutti i posti dell'organico dell'autonomia. Per dare concreta praticabilità al piano, i docenti assunti nel 2015 avranno incarico annuale e assegnazione definitiva all'ambito o ambiti territoriali richiesti, dopo il completamento del piano di mobilità.

 

Come funzionano lo school bonus e le detrazioni introdotte dalla riforma?

A livello di agevolazioni fiscali, il testo introduce un credito d'imposta del 65 per cento per il 2015 e 2016 e del 50 per cento per il 2017 per chi effettua erogazioni liberali in denaro in favore degli istituti (school bonus). Il credito è riconosciuto per donazioni liberali nel limite dei 100 mila euro per periodo d’imposta e a condizione che le somme siano versate in apposito capitolo dell’entrata del bilancio dello Stato. Viene prevista inoltre una perequazione del 10 per cento destinata alle scuole che risultano destinatarie di erogazioni inferiori alla media nazionale. Si introduce poi una specifica detrazione Irpef del 19 per cento per le spese sostenute a fini scolastici per familiari a carico. La detrazione Irpef, potrà arrivare a 400 euro per studente per le spese sostenute per la frequenza delle scuole paritarie e statali.

 

Con la riforma si creano Istituti di serie A e di serie B? 

Niente affatto, si opera invece in senso perequativo, a cominciare dalla sicurezza. Sul versante dell’edilizia scolastica, per esempio, vengono indirizzati 340 milioni per riqualificare gli edifici. Vengono poi  stanziati fondi per 6.000 indagini per conoscere lo stato dei controsoffitti delle nostre scuole. Per il triennio 2015-2017 gli enti locali in condizioni economiche peggiori potranno derogare al patto di stabilità per interventi di messa in sicurezza degli edifici. Saranno inoltre stanziate risorse per circa 60 scuole, almeno una in ogni regione, altamente innovative non solo dal punto di vista tecnologico ma anche da quello dell'efficienza energetica e della sicurezza strutturale. È infine previsto, come detto sopra, un fondo di redistribuzione del cosiddetto school bonus per le scuole che risultano destinatarie di erogazioni inferiori alla media nazionale.

 

È vero che con questa riforma si continua a togliere fondi alla scuola pubblica?

No. È vero esattamente il contrario. Con la Legge di Stabilità 2015 è stata data priorità alla spesa per l'istruzione grazie all'istituzione del Fondo per La Buona Scuola, ovvero, 1 miliardo di euro nel 2015 e 3 miliardi di euro dal 2016. La prima vera inversione di tendenza e d’investimento considerando gli oltre 8 miliardi di tagli realizzati dai governi di centrodestra, che hanno, tra l’atro, portato a perdere circa 75 mila posti di lavoro per gli insegnanti. Dopo i tagli degli anni passati, la legge mette in campo quasi 4 miliardi tra assunzioni, premialità, edilizia scolastica, formazione strutturale e individuale dei docenti, nuovi fondi per le scuole e fiscalità agevolata per chi sostiene gli istituti.

 

È vero che la buona scuola dà più soldi alla scuole private? Perché sono state finanziate le scuole paritarie/private e non sono state date più risorse alla scuola pubblica?

La “Buona Scuola” non stanzia soldi per le scuole private, e rilancia invece gli investimenti su quelle pubbliche. Per quanto riguarda le scuole paritarie (ossia quelle riconosciute dallo Stato), viene concessa alle famiglie che fanno tale scelta una detrazione fiscale pari a circa 75 euro annui, così come concesso alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole statali. Con La Buona Scuola vengono aumentati i controlli contro i diplomifici attraverso un piano straordinario di verifica dei requisisti delle scuole paritarie, contro quelle realtà che non offrono un vero servizio pubblico.

 

Quanto si investe sul merito? Come è assicurata la valorizzazione delle competenze? Come verranno stabiliti i premi agli insegnanti? Non si rischia di mettere gli insegnanti uno contro l'altro?

Per questa finalità si investono 200 milioni di euro. La funzione di valutazione degli insegnanti ai fini delle premialità non è affidata al solo dirigente scolastico. Al contrario, a stabilire la griglia di criteri sarà un Comitato di valutazione in ciascun istituto, composto da 3 docenti, un membro esterno nominato dall’Ufficio Scolastico Regionale, due rappresentanti dei genitori o – per la scuola secondaria – un rappresentante dei genitori e un rappresentante degli studenti. Il Comitato non entra nel merito di valutazioni individuali, ma fissa criteri di premialità per docenti e team di docenti. Alla fine del primo triennio di sperimentazione, il Miur raccoglierà i dati dei singoli Comitati per predisporre un sistema nazionale di valutazione coerente, connesso all’autovalutazione e alla valutazione degli istituti avviata quest’anno.

 

Vengono previste misure a sostegno della formazione dei docenti?

Ogni insegnante beneficerà di un bonus di 500 euro annuali. È infatti istituita la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo, dell’importo suddetto, che potrà essere utilizzata per l’acquisto di libri e testi, di hardware e di software, di beni e servizi riferibili a consumi culturali. Il nuovo strumento potrà essere usato anche per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento, a corsi di laurea e master inerenti al profilo professionale. Viene autorizzata, a tal fine, una spesa di 381 milioni di euro annui.

 

Come si diventa insegnanti nella scuola secondaria prima e dopo “La Buona Scuola”?

Il percorso per diventare insegnanti prima de La Buona Scuola era il seguente:

  1. conseguimento di una laurea 3+2 (sostenendo alcuni esami per acquisire crediti specifici a seconda della classe per la quale si vuole concorrere);
  2. selezione per classe di concorso con pre-test, prova scritta e prova orale, pagando una tassa per l'iscrizione al test;
  3. superata la selezione, accesso al Tirocinio formativo attivo. Pagando una tassa che si aggira attorno ai 2.500€, accesso a un corso di un anno con lezioni dirette, indirette e tirocinio a scuola. Superato l'esame finale, conseguimento dell'abilitazione sulla classe di concorso per la quale si è superata la selezione;
  4. partecipazione a un concorso, vinto il quale si accede al ruolo. Superato l'anno di prova si è assunti a tempo indeterminato.

TEMPO MINIMO IMPIEGATO: 8 anni. Spese minime: 3.000€

Questo il percorso dopo l’approvazione della riforma (NB: NON vale per coloro che hanno conseguito il Tfa, per cui continua ad applicarsi in via transitoria il vecchio sistema):

  1. conseguimento di una laurea 3+2 (sostenendo alcuni esami per acquisire crediti specifici a seconda della classe per la quale si vuole concorrere);
  2. selezione per classe di concorso;
  3. inizio di un periodo di inserimento di tre anni, con progressiva responsabilizzazione. Si viene retribuiti fin dal primo giorno, anche se la prima fase del percorso è di studio e tirocinio;
  4. al termine dei tre anni, che comprendono specializzazione e tirocinio e anno di prova, si entra in ruolo.

TEMPO MINIMO IMPIEGATO: 8 anni (di cui tre retribuiti)
Spese minime: spese di segreteria, retribuzione per tre anni

 

Come funzionerà il sostegno scolastico per gli alunni con disabilità?

Da settembre gli insegnanti inseriti nelle graduatorie specifiche potranno scegliere se dedicarsi all'insegnamento di una materia o al sostegno. L'obiettivo è che l'insegnante possa dedicarsi per un intero ciclo di studi a chi necessita di un aiuto in più. La discontinuità didattica, in particolare per chi è affetto da disabilità, è dannosa. In questo modo si potrà dare vita a un percorso di crescita e di inclusione. Così alunno e insegnante potranno crescere insieme e ultimare il percorso con tutta la classe, favorendo l'inclusione scolastica. Un bene per chi deve imparare e per chi insegna: da qui a vent'anni avremmo personale di ruolo con un bagaglio di esperienza notevole.

 

Cosa prevede la riforma in tema di edilizia scolastica e innovazione?

Con la riforma vengono stanziati 340 milioni di euro per riqualificare il sistema edilizio scolastico del Paese, che conta ad oggi 36 mila edifici non in regola. Vengono altresì consolidate e rafforzate le funzioni dell'Osservatorio per l'edilizia scolastica, al quale saranno affidati in particolare compiti di indirizzo e di programmazione degli interventi e di diffusione della cultura della sicurezza. Allo stesso sarà affidata la redazione di un piano del fabbisogno nazionale 2015-2017, al quale sono destinate risorse già stanziate e non utilizzate. È disposta inoltre l'accelerazione di alcune procedure e la riduzione delle sanzioni comminate agli enti locali che non hanno rispettato gli obiettivi del patto di stabilità 2014 e hanno sostenuto, in tale anno, spese per l'edilizia scolastica. Viene infine autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per il 2015 per il finanziamento di indagini diagnostiche dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici. 
In tema di innovazione viene prevista l'emanazione di un avviso pubblico per la costruzione di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, o caratterizzate dall'incremento dell'efficienza energetica e da nuovi ambienti di apprendimento. Il procedimento prevede che la Regione interessata selezioni la migliore proposta e la trasmetta al Miur per l'assegnazione del finanziamento. Per la realizzazione delle scuole è utilizzata una quota parte della somma, fino a 300 milioni di euro, che, in base al decreto-legge n. 69 del 2013, l’Inail destina, nel triennio 2014-2016, all'edilizia scolastica.

 

È vero che la riforma prevede l’insegnamento obbligatorio della cosiddetta “teoria del gender”?

Fin da molto tempo prima dell'approvazione del disegno di legge di riforma della scuola, i sedicenti movimenti per la vita o la famiglia hanno condotto una fiera crociata contro la “teoria del gender”, trovando autorevoli sostegni dai più retrivi conservatori della destra estrema. Con l’inizio dell’anno scolastico tale crociata ideologica ha ripreso vigore, paventando gli effetti nefasti dell’introduzione nelle scuole proprio della suddetta “teoria del gender”, tanto pericolosa da annullare ogni differenza fra uomo e donna e pregiudicare la formazione e l’identità della nostra infanzia e della nostra gioventù. Si tratta di un allarmismo del tutto ingiustificato per due semplicissimi motivi: la “teoria del gender” non esiste né in forma esplicita, né in forma occulta e soprattutto non ha nulla a che fare con i nuovi programmi scolastici. Questo allarmismo diffuso in maniera strumentale necessita chiarezza: è totalmente FALSO che si prevedano lezioni educazione sessuale con dimostrazioni esplicite, così come è totalmente FALSO che si promuova la tolleranza verso la pedofilia. Ed è altrettanto FALSO che si voglia tendere all'annullamento della fisiologica differenza fra i generi, anzi fra i sessi. Mentre è VERO – ed è di un’evidenza disarmante – che esistono differenze sostanziali e biologiche e non si capisce come si possa pensare il contrario. Ed è proprio da queste ineludibili differenze che la Buona Scuola parte, ponendosi l’obiettivo fondamentale di riconoscerle, valorizzarle e salvaguardarle da chi le usa come uno strumento di discriminazione e di vessazione, attribuendo presunti primati o ruoli precostituiti all'uno o all'altro sesso. Infatti, il comma 16 della riforma prevede che il piano triennale dell’offerta formativa dia concreta attuazione ai principi di pari opportunità, promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Parità non è sinonimo di annullamento delle differenze, ma il suo esatto contrario: riconoscere le differenze e affermare la piena parità di opportunità. Quindi appare chiara la volgare strumentalizzazione di chi sostiene la “teoria del gender”: mistificare la realtà per negare l’obiettivo della riforma, ovvero quello di contrastare con l’educazione e l’istruzione le discriminazioni fondate sulle differenze di ordine sessuale, sulle quali si fondano le odiose violenze e gli insopportabili soprusi tristemente noti alle nostre cronache.  Umiliazioni, derisioni quotidiane, vessazioni e bullismo che, nella generale omertà e spesso proprio negli ambienti scolastici, hanno prodotto tragedie ingiustificabili nella nostra regione e specialmente nella città di Roma. Fenomeni che appaiono in tutta la loro drammaticità anche dai dati sulla violenza sulle donne e sul femminicidio in Italia. Il contrasto alle discriminazioni e alle violenze che ne scaturiscono, al di là degli indispensabili strumenti di sicurezza e repressione, per essere veramente efficace e cambiare profondamente la cultura del nostro Paese, deve partire dalla scuola, unica istituzione realmente capace di farlo. La riforma fa semplicemente questo: indicare la direzione senza pregiudizi ideologici, affinché in futuro cittadine e cittadini abbiano sempre maggiore consapevolezza della loro identità e della bellezza della diversità che li circonda.