#COSEFATTE
La legislatura appena conclusa ha visto come tema centrale quello del contrasto alla povertà, anche se all’interno di un dibattito politico e mediatico che spesso ha alimentato confusione.
La necessità di introdurre nel nostro Paese una misura di reddito minimo di ultima istanza, riallineando dunque l’Italia al resto dei Paesi UE, non era ulteriormente rinviabile. In questo contesto è stato perseguito un risultato di fondamentale importanza per l’immediato e per il futuro del nostro sistema di welfare: l’introduzione della prima misura unica a livello nazionale per il contrasto alla povertà, il Reddito di Inclusione (ReI). Un lungo iter, durante il quale ho avuto l’onore di essere relatrice alla Camera della legge delega sul contrasto alla povertà e del relativo decreto attuativo: i provvedimenti che hanno disciplinato il ReI.
Obiettivo del Reddito di Inclusione è non lasciare nessuna persona in Italia al di sotto della soglia di povertà assoluta.
Per la prima fase di attuazione sono state stabilite delle priorità circa i beneficiari dell’intervento, individuati nei nuclei familiari con figli minori, con figli disabili, donne in stato di gravidanza, persone ultracinquantacinquenni in determinate condizioni di disoccupazione, ma ribadendo la vocazione universale del ReI. Con la Legge di Bilancio 2018, la misura è stata estesa a tutte le persone sopra i 55 anni in stato di disoccupazione, a prescindere dalla causa, e dal 1 luglio 2018 verranno meno i requisiti relativi alla composizione del nucleo familiare: il ReI sarà rivolto a tutte le persone in possesso dei requisiti di cittadinanza ed economici.
Il Reddito di Inclusione si delinea oggi come misura contro la povertà che, a un beneficio economico volto a integrare il reddito familiare sino alla soglia di povertà (per un massimo di 539 euro per i nuclei familiari più numerosi), unisce una presa in carico dei beneficiari da parte dei servizi integrati a livello territoriale, per la realizzazione di percorsi di inclusione socio-lavorativa: una misura non meramente assistenzialistica, ma rivolta all’attivazione delle competenze delle persone.
Il ReI può contare già oggi sullo stanziamento più alto mai previsto prima per la lotta alla povertà in Italia: 2 miliardi nel 2018, 2,5 miliardi nel 2019 e oltre 2,7 miliardi a partire dal 2020. Con il Reddito di Inclusione, inoltre, è stato stabilito che una quota strutturale delle risorse (il 15% del Fondo povertà sino al 2019, il 20% a partire dal 2020) siano destinate a potenziare il nostro sistema territoriale di welfare: 297 milioni di euro nel 2018, 347 milioni nel 2019, 470 milioni a partire dal 2020. L’investimento più grande mai realizzato sull’infrastruttura sociale del nostro Paese, cui vanno sommate le risorse europee del Pon Inclusione, già assegnate per 500 milioni di euro per il triennio 2016-2019 agli ambiti territoriali. Un investimento legato alla natura del ReI: sostenere da subito le persone e accompagnarle attraverso percorsi di inclusione socio-lavorativa all’uscita dalla condizione di povertà.
#VOGLIOFARE
Senza inseguire soluzioni dalla dubbia compatibilità economica e con i valori della nostra Costituzione (che chiaramente definisce l’Italia come Repubblica fondata sul lavoro) o le promesse di chi ha quasi smantellato il nostro welfare, abbiamo dimostrato, con l’introduzione del Reddito di Inclusione, che si può contrastare seriamente la povertà. Il ReI è un passo avanti di incredibile importanza per il nostro sistema di protezione sociale: occorre accelerare sulla direzione intrapresa per dare sostegno, nel più breve tempo possibile, a tutte le persone in condizione di povertà assoluta.
Il Partito Democratico ha preso un impegno concreto, quello di raddoppiare le risorse per il Reddito di Inclusione, ampliando dunque ancora la platea dei destinatari, aumentando gli importi del beneficio e garantendo a tutte le persone in condizione di bisogno un aiuto che possa portarle ad essere parte attiva della nostra comunità: con la prossima legislatura l’obiettivo è raggiungere tutte le persone che si trovano in condizione di povertà assoluta.
Ma il ReI non è solo sostegno economico. È una componente di servizi per l’inserimento sociale e lavorativo. Contrastare efficacemente la povertà significa farsi carico, in maniera integrata, dei diversi bisogni delle persone, per accompagnarli verso una condizione migliore. Occorre continuare a investire sull’infrastruttura sociale del Paese, mettendo in rete i diversi servizi, dalla casa alle politiche sanitarie, alle politiche attive del lavoro: per i beneficiari del Reddito di Inclusione proponiamo di introdurre un assegno di ricollocazione rafforzato, che preveda un percorso di formazione e uno sgravio contributivo per l’impresa che assume.
Contrastiamo la povertà in maniera credibile, con ancora più risorse ma, soprattutto, stringendo ancora di più le maglie del nostro sistema di welfare.
Qui, tutte le informazioni sul Reddito di Inclusione