Tutti i professionisti che lavorano in questa fondamentale struttura tecnica sono sottoposti a un regime di precariato che, in molti casi, dura da oltre dieci anni, pur essendo figure professionali necessarie a garantire l’elaborazione, il coordinamento, la programmazione del piano sociale di zona, ovvero i servizi fondamentali di welfare locale. La gestione del piano sociale di zona ricade infatti in molti casi formalmente e contabilmente su un solo comune, detto capofila, che tuttavia non usufruisce di nessuna deroga specifica ai vincoli di legge per lo svolgimento di una funzione relativa al territorio di un numero più o meno ampio di comuni. Tutto ciò determina notevoli problemi relativamente alla gestione finanziaria dei fondi e alla gestione tecnico-amministrativa dei servizi, ma soprattutto per gli operatori afferenti alla struttura tecnica. I rigidi vincoli del patto di stabilità interno rendono infatti impossibile l’assunzione a tempo indeterminato di detto personale anche quando i comuni dispongono delle risorse necessarie. La stabilizzazione di questi lavoratori va ben oltre la sola questione occupazionale, ma è necessaria per garantire il corretto funzionamento e l’erogazione dei servizi di prima assistenza e sostegno per i cittadini e per non disperdere il faticoso processo di cambiamento nel sistema del welfare locale messo in atto a partire dalla legge 328 del 2000.