Case di abbigliamento, marchi occidentali molto celebri, avevano la propria filiale tessile nel Rana Plaza, dove lavoravano migliaia di dipendenti soggetti alla fallace legislazione bengalese in materia di diritti e sicurezza, fattori che non comportarono però un controllo etico della filiera da parte delle multinazionali.
Oggi, oltre al ricordo, dovremmo intensificare il nostro impegno contro queste nuove e vergognose schiavitù, per un lavoro protetto e un mercato umano in tutto il mondo. Controllare le filiere, stimolare le coscienze riguardo i prodotti che acquistiamo, garantire tutela internazionale alle fasce più colpite dalla globalizzazione, devono essere le priorità anche nel nostro piccolo.
Chi lavora sedici ore al giorno per portare a casa pochi dollari, così come chi attraversa deserti e mari per dare un futuro migliore ai propri figli, deve essere messo nelle condizioni di non rischiare la propria vita. Altrimenti, come comunità internazionale avanzata e progredita, avremo fallito.