La "teoria del gender" non esiste. E' una truffa, inventata da chi vuole mantenere discriminazioni e soprusi

Giovedì 17 Settembre 2015 1762

Con l’inizio dell’anno scolastico tale crociata ideologica riprende vigore, paventando gli effetti nefasti dell’introduzione nelle scuole proprio della suddetta “teoria del gender”, tanto pericolosa da annullare ogni differenza fra uomo e donna e pregiudicare la formazione e l’identità della nostra infanzia e della nostra gioventù. Si tratta di un allarmismo del tutto ingiustificato per due semplicissimi motivi: la “teoria del gender” non esiste né in forma esplicita, né in forma occulta e soprattutto non ha nulla a che fare con i nuovi programmi scolastici. Motivi sufficienti a farmi apparire del tutto fuori luogo quello che sta avvenendo sul territorio dei Castelli Romani, con sit-in dinanzi al Liceo “Ugo Foscolo” organizzati da formazioni studentesche di destra proprio per allertare genitori e alunni del prossimo sbarco nelle aule scolastiche della teoria più volte citata.
Questo allarmismo diffuso in maniera strumentale ed ingiustificata mi porta a fare chiarezza e fissare alcuni punti fermi sulla questione della “teoria del gender” e della sua presenza nei programmi della Buona Scuola. È totalmente FALSO che si prevedano lezioni educazione sessuale con dimostrazioni esplicite, così come è totalmente FALSO che si promuova la tolleranza verso la pedofilia. Ed è altrettanto FALSO che si voglia tendere all'annullamento della fisiologica differenza fra i generi, anzi fra i sessi. Mentre è VERO -ed è di un’evidenza disarmante- che esistono differenze sostanziali e biologiche e non si capisce come si possa pensare il contrario. Ed è proprio da queste ineludibili differenze che la Buona Scuola parte, ponendosi l’obiettivo fondamentale di riconoscerle, valorizzarle e salvaguardarle da chi le usa come uno strumento di discriminazione e di vessazione, attribuendo presunti primati o ruoli precostituiti all'uno o all'altro sesso. Infatti, il comma 16 della riforma prevede che il piano triennale dell’offerta formativa dia concreta attuazione ai principi di pari opportunità, promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Parità non è sinonimo di annullamento delle differenze, ma il suo esatto contrario: riconoscere le differenze ed affermare la piena parità di opportunità.
La riforma, fa riferimento diretto al piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere contenuto nella legge che ha recepito la Convenzione di Istanbul, in base al quale il Governo ha assunto gli importanti impegni di promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola contro la violenza e le forme di discriminazione fondate sulla differenze di sesso e di promuovere nella programmazione didattica la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli studenti, per prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere. Ecco, è piuttosto facile capire che “pari opportunità”, “parità tra i sessi”, “prevenzione della discriminazione di genere” significano comprensione e valorizzazione delle differenze per educare al rispetto reciproco e contrastare ogni forma di violenza ed abuso e non annullamento delle stesse.
Quindi appare chiara la volgare strumentalizzazione di chi sostiene la “teoria del gender”: mistificare la realtà per negare l’obiettivo della riforma, ovvero quello di contrastare con l’educazione e l’istruzione le discriminazioni fondate sulle differenze di ordine sessuale, sulle quali si fondano le odiose violenze e gli insopportabili soprusi tristemente noti alle nostre cronache. Umiliazioni, derisioni quotidiane, vessazioni e bullismo che, nella generale omertà e spesso proprio negli ambienti scolastici, hanno prodotto tragedie ingiustificabili nella nostra regione e specialmente nella città di Roma. Fenomeni che appaiono in tutta la loro drammaticità anche dai dati sulla violenza sulle donne e sul femminicidio in Italia. Il contrasto alle discriminazioni e alle violenze che ne scaturiscono, al di là degli indispensabili strumenti di sicurezza e repressione, per essere veramente efficace e cambiare profondamente la cultura del nostro Paese, deve partire dalla scuola, unica istituzione realmente capace di farlo. La riforma fa semplicemente questo: indicare la direzione senza pregiudizi ideologici, affinché in futuro cittadine e cittadini abbiano sempre maggiore consapevolezza della loro identità e della bellezza della diversità che li circonda.
È dunque essenziale rassicurare genitori e studenti che hanno da poco iniziato il cammino scolastico di quest’anno: nessuno vi obbligherà a conformarvi all'inesistente credo nel “gender”, ma la scuola vi lancerà la sfida a conoscere ed accettare le differenze biologiche e culturali, non per farne strumenti di prevaricazione e di sopruso, bensì di senso civico e di consapevolezza dei diritti, soprattutto quello che l’articolo 3 della nostra Costituzione riconosce senza distinzione ad ogni cittadina e cittadino di questo Paese: pieno sviluppo della persona attraverso pari dignità sociale ed uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.